Per i ricercatori era meglio la legge Gelmini

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Di Enrico Alleva (Accademia dei Lincei) e Fulvio Esposito (Università di Camerino) – Da L’Espresso

La legge di stabilità sbandierata come ‘ricambio generazionale’ prevede l’assunzione a tempo determinato di un giovane ogni due professori ordinari. Paradossalmente, un peggioramento rispetto al recente passato.

Tra le macerie delle aspettative, si dirada la polvere sul testo definitivo della legge di stabilità 2015. Le università dovranno attivare un posto (a tempo determinato) di ricercatore ogni due professori ordinari reclutati, e siamo lontani dalla sbandierata “staffetta generazionale” 
del ministro Madia. Qui e ora recita 
la nuova legge, ogni due anzianotti professoroni entrerà per un po’ di tempo a dare una mano qualche giovanotto 
di belle speranze.

Così la manovra renziana va a peggiorare, paradossalmente, la legge 240 del 2010 (cosi detta “Gelmini) che aveva finalmente introdotto possibilità di percorsi di carriera trasparenti e virtuosi, omogenei al resto d’Europa.

La Gelmini prevede che un (una) giovane di 24-25 anni, che avesse dimostrato potenziale talento per la ricerca, una volta conseguito il dottorato, anziché – come tuttora avviene – precipitare nel labirinto senza fine della precarietà senza orizzonti e men che meno sicurezze, labirinto di assegni di ricerca, borse di studio da enti pubblici e/o charities, contratti cococo 
e cocopro, false partite Iva, possa concorrere a posti di ricercatore a tempo determinato e, se confermato dopo tre anni (ove l’università sia finanziariamente virtuosa) lo potrà assumere a tempo indeterminato.

Insomma, la legge Gelmini, tra tanti effetti negativi, propone un percorso certo e in qualche modo predefinito per regolare l’accesso dei giovani: conseguimento del dottorato, posto da ricercatore per tre anni, poi se 
il giovane ha fatto bene, può diventare professore associato, a tempo indeterminato, il posto fisso.

Ovviamente, meno posti di ricercatore sono messi a disposizione, meno questo processo si avvia. Se, come sperato, ci fossero stati due posti nuovi di ricercatore ogni professore ordinario, la Gelmini funzionerebbe. Invece la legge di stabilità per il 2015 prevede un ricercatore ogni due professori ordinari.

Adesso attendiamo, con ansia ma soprattutto con urgenza, che qualche successivo provvedimento ripristini lo spirito iniziale del progetto.

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