Di Tommaso Ciriaco – Da La Repubblica
Ma prima le regole sulla Costituzione.
La riforma elettorale va inquadrata all’intemo di una più complessiva modifica «dell’architettura dello Stato», perché da sola non ha alcuna valenza «salvifica». Lo sostiene Mariastella Gelmini, vicecapogruppo del Pdl alla Camera. Per l’ex ministro dell’Istruzione, comunque, non tocca al governo mettere mano al sistema del voto per superare il Porcellum: «Un intervento del genere potrebbe solo essere suppletivo di fronte a un’ipotesi di fallimento del Parlamento nel percorso di riforma».
Onorevole Gelmini, la riforma elettorale sembra arenata. Non riuscite a superare il tanto bistrattato Porcellum. Come la mettiamo?
«Lo diciamo da tempo: la legge elettorale è una priorità, ma non è sganciata dal tema delle riforme costituzionali. Non si può caricare tutto il peso sulle gracili spalle della riforma elettorale».
Intanto però resta in vita il Porcellum. E il percorso parlamentare della riforma costituzionale è stato rinviato a settembre.
«Il Movimento cinque stelle si è intestato il rinvio del ddl costituzionale. Se il loro portato di novità è un rinvio, ne prendiamo atto. Il 6 settembre, comunque, resta una data ravvicinata».
Per fare cosa? Su cosa è possibile un accordo?
«Noi vogliamo arrivare, ad esempio, al superamento del bicameralismo perfetto e alla riduzione del numero dei parlamentari. Su questo credo che l’intesa ci sia già, si tratta di concludere il percorso».
Eppure, sembra un modo per rinviare la riforma elettorale…
«A valle del ragionamento c’è la riforma elettorale, perché per modificare il sistema del voto non è indifferente il volto del nuovo Parlamento e la nuova forma di governo. La legge elettorale è un pezzo importante del puzzle complessivo delle riforme».
Insisto: non potreste dare un segnale di buona volontà tornando intanto al Mattarellum? Oppure anticipando la riforma elettorale senza attendere la conclusione del percorso delle riforme costituzionali?
«Noi possiamo procedere speditamente sul tema complessivo delle riforme costituzionali. Il Pdl è pronto a farlo rapidamente, non occorre molto tempo. Ma attribuire un potere salvifico alla riforma elettorale e sganciarla da quella costituzionale è metodologicamente sbagliato. Non si può isolare la riforma elettorale e pensare che così tutto si risolva. Tutto invece si tiene: riforma elettorale, dell’architettura dello Stato e abolizione del finanziamento ai partiti. E non lo dico perché voglio rinviare».
E se di fronte ai continui rinvii il governo dovesse decidere di mettere mano al Porcellum? Magari già a settembre?
«La materia della legge elettorale è quella che più è di competenza del Parlamento. Un intervento del governo lo vedrei suppletivo, di fronte all’ipotesi difallimento del Parlamento nel percorso di riforma».
Quale modello sosterrà il Pdl?
«Tutto è legato alla forma di governo. È mia opinione, comunque, che occorra recuperare il rapporto tra eletto ed elettore. E in questo senso io non sono favorevole alle preferenze, ma ai collegi».