Mariastella Gelmini: «Ora democrazia nel partito. Attenti a derive neocentriste».

Di M.Antonietta Calabrò – Da Il Corriere della Sera

«Bene gli stati generali, noi lealisti siamo la maggioranza».

Roma, 7 ott. 2013: E’ un fiume in piena Mariastella Gelmini e le sue dichiarazioni dimostrano che il “corpaccione” del Pdl si è rimesso in movimento.

Allora, cosa succede nel partito?
«Se è vero che il bene più prezioso è nello stesso tempo l’unità del Pdl e la stabilità del governo, accompagnata da fatti concreti, questi due motori non possono restare immobili. E nessuno può dire “non disturbate il manovratore”. Oggi l’attenzione deve essere rivolta al partito. Troppi di noi hanno atteso con pazienza che la stagione del nuovo segretario portasse i frutti di una direzione articolata e competente, un coinvolgimento ampio e un ricambio generazionale a tutti i livelli e ci siamo improvvisamente svegliati, una mattina, con il partito in mano ai falchi a fronteggiare le colombe della delegazione di governo. Mi chiedo: come si è potuti arrivare a tutto questo? Come hanno potuto due minoranze prendere la scena politica e ridurla ad una resa dei conti: “o con noi o contro di noi?”».

La colpa è dì Alfano?
«Per onestà intellettuale dico che sarebbe troppo facile e autoassolutorio rovesciare sul segretario Alfano tutte le responsabilità perché le questioni sono complesse, ma proprio per questo abbiamo il dovere di aprire con serenità e spirito costruttivo, senza contese personali, una riflessione profonda all’interno del partito. Lo dobbiamo ai nostri elettori e al presidente Berlusconi che con la sua leadership ha costruito l’unità dei moderati, un patrimonio da non disperdere. Dobbiamo interrogarci su cosa ha rappresentato in questi anni e cosa vuole rappresentare davvero il centrodestra di Berlusconi. Non mi riconosco nella posizione dei falchi che riduce il berlusconismo ad una forma chiusa e autoreferenziale. E per quanto mi senta una moderata trovo lo stesso rischio, rovesciato, nella loro attuale posizione».

Quale rischio?
«Hanno conosciuto la popolarità di chi prende le distanze dal capo e i complimenti della sinistra che ora si aspetta, attenzione, di passare all’incasso. Basta leggere le considerazioni di Franceschini ed Epifani che a più riprese chiedono di archiviare il berlusconismo, di rinnegare la nostra storia, quasi di chiedere scusa e addirittura invitano alla divisione, alla spaccatura del centrodestra. Noi non lo possiamo consentire! Le ragioni dell’unità devono prevalere, ma non può essere un’unità di facciata, occorre uno sforzo da parte di tutti per non disperdere la nostra identità liberale senza mettere a rischio il sostegno al governo a cui abbiamo rinnovato da poco la fiducia. Lo scudo della stabilità di governo non deve diventare un alibi per stravolgere l’identità culturale e programmatica del centrodestra, per archiviare il bipolarismo, per virare verso un centro molto affollato ma non attrezzato ad affrontare scelte forti contro la crisi».

Sono considerazioni vicine alle posizioni del collega Fitto…
«Il collega Fitto pone due questioni difficilmente eludibili: l’identità del centrodestra, ma anche la necessità di introdurre la selezione democratica della classe dirigente a tutti i livelli. Attraverso il congresso, e nel frattempo, almeno gli stati generali. Abbiamo atteso anche troppo. Noi lealisti rappresentiamo il main stream del partito, il grande corpaccione, che magari non è così organizzato, ma che è in sintonia con la base dei militanti: bastava guardare ieri la reazione della nostra gente sui social network. Il partito non si riduce a due minoranze: né quella dei falchi ma neppure quella dei governativi. Io sono per natura e cultura una moderata, ma temo una deriva neocentrista, lontana dal nostro elettorato. Occorre fare le riforme liberali, altrimenti si rischia la fine di Monti».

Il premier Letta ieri ha detto che sono stati archiviati vent’anni di berlusconismo…
«Letta ha commesso un clamoroso autogol, ha tradito una fretta che messo in evidenza cosa vuole veramente: la scissione del Pdl e noi non dobbiamo abboccare».

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