Gelmini: «Toti coordinatore? Ottimo».

Di Massimo Tedeschi – Da Il Corriere della Sera

La carica dei quarantenni: «Ma non è giovanilismo. Spazio all’esperienza».

Roma, 12 gen. 2014: Come coordinatrice regionale della nuova Forza Italia in Lombardia la sua nomina è stata una passeggiata, rispetto alle tensioni che circolano in altre regioni o attorno alla nomina del coordinatore nazionale voluto da Berlusconi, il direttore di Tg4 e Studio Aperto Giovanni Toti. Dall’alto di una posizione olimpica, ammessa per volere del cavaliere nel ristretto numero dei fidatissimi, Mariastella Gelmini guarda ai sommovimenti nel suo partito. Con un occhio alle urne.

Onorevole Gelmini, la nomina di Toti a coordinatore nazionale è contrastata dai “falchi” del partito. Come giudica la scelta? «Conosco Giovanni Toti da molto tempo, come direttore di telegiornale.
«È un giovane colto, competente, di grande equilibrio. Ha fiuto politico. Penso che il suo innesto nel partito sia utile accanto a tante persone di qualità che ci sono, da Fitto a Carfagna, da Bergamini ad Anna Maria Berdini, a Denis Verdini che è insostituibile».

Verdini a parte, nella nuova Forza Italia stanno avanzando i quarantenni come lei?
«Berlusconi già nel suo ultimo governo ha coinvolto molti quarantenni. Non voglio però fare del giovanilismo alla Renzi. Credo nella militanza, nella competenza, nel merito. Occorrono militanza, passione civile e impegno, che certo non ha età».

I Club non stanno dando, per ora, un grande contributo al rinnovamento del gruppo dirigente.
«In realtà Berlusconi basa la sua iniziativa sul cosiddetto tridente: la sua leadership personale; il lavoro nel partito, che si basa sulla militanza; infine i club, che sono il movimentismo. È presto per fare bilanci, Marcello Fiori sta lavorando da pochissimo. I club non sono chiamati a produrre classe dirigente ma a darci la possibilità di coinvolgere i cittadini tentati dall’astensionismo o delusi da Grillo».

La sua nomina a coordinatrice regionale è stata apparentemente indolore, nel partito…
«Apprezzo la fiducia e il fatto che sul mio nome non ci siano state particolari tensioni. Dopo esperienze significative a Roma, prima come ministro, ora come vice capogruppo vicario alla Camera, è giusto ripartire dal territorio. La Lombardia oggi soffre particolarmente la crisi. Dobbiamo dare risposte alla questione del Nord».

Presto metterete mano alle liste per le Europee. Brescia può avere un proprio europarlamentare?
«Non abbiamo ancora affrontato il tema con il presidente Berlusconi. Ci sono parlamentari uscenti che meritano d’essere appoggiati. Vedremo se anche Brescia avrà spazio. Di certo in Lombardia ci sono 1.044 Comuni che vanno al voto…».

Forza Italia riproporrà l’alleanza classica con la Lega?
«Dobbiamo ragionare con tutta la metà campo del centrodestra, e dunque Lega ma anche Fratelli d’Italia e Nuovo centrodestra. Il tema è unire le forze per non perdere i Comuni. Nei prossimi giorni incontreremo Formentini, Parolini, la Beccalossi per cominciare a ragionare con tutti».

In agenda ci sono gli Stati generali del centrodestra, annunciati a Brescia per il 25 gennaio.
«In realtà l’appuntamento nazionale del 26 non è confermato, si pensa a uno slittamento: L’appuntamento per Brescia sarebbe intorno al 9 febbraio».

Lei è considerata una moderata negli schieramenti interni. Ha anche un ruolo da pontiere con Alfano?
«No, non lo sento da molto tempo. Sto sentendo però alcuni dei suoi. Penso che la loro collocazione nello schieramento di centrodestra non sarà un problema».

Il voto politico è vicino?
«Mi auguro che si faccia un election day. Il governo sta inaugurando uno strafalcione dietro l’altro: il pasticcio sulla casa, i professori, i marò, le tasse introdotte nella finanziaria, Renzi prende le distanze un giorno sì e uno no. Non è detto però che si vada al voto politico».

Ora si propone l’accelerazione sulla riforma elettorale. Perché non puntate sul “sindaco d’Italia” che introdurrebbe il presidenzialismo tanto caro a Berlusconi?
«Noi non siamo affezionati a un modello o ad un altro. Potrebbe andare bene il modello spagnolo, l’importante è avere un sistema elettorale che garantisca il bipolarismo, l’alternanza, la governabilità. Quanto al sindaco d’Italia non è presidenzialismo, è uno slogan che non sta in piedi senza una modifica costituzionale, e dunque tempi lunghi, e prevede il doppio turno che è quello che noi non vogliamo. Al secondo turno i nostri elettori non vanno a votare».

Il vostro avversario non è più un ex comunista e si chiama Matteo Renzi. Il suo giudizio?
«Se Renzi riesce a cambiare la sinistra è un fatto positivo. Certo, fra slogan e fatti concreti la distanza è grande. In materia di job act, ad esempio, è stato facile smontare le sue proposte. Vediamo cosa farà: se consegnerà al paese una sinistra non ideologica e davvero riformatrice, sarà un fatto positivo».

Berlusconi punterà su un giovane o una giovane da opporgli?
«Berlusconi ha fatto ricorso alla corte di Lussemburgo e ha detto che vorrebbe candidarsi alle europee. Vediamo. Da candidato o da non candidato la campagna elettorale del centrodestra la guiderà comunque Berlusconi. Tanto meglio se potrà farlo da candidato».

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