Di Carlantonio Solimene – Da Il Tempo
Roma, 28 mar. 2014: Onorevole Gelmini, si può dire che ha vinto Fitto e ha perso il «cerchio magico»?
«Ha vinto il buon senso, ha vinto Forza Italia. Non potendo contare sulla candidatura di Berlusconi, era importante schierare i big per raccogliere un buon risultato alle Europee».
Ma esiste questo famigerato «cerchio magico»?
«Assolutamento no. Chi mette in giro queste maldicenze non conosce Berlusconi. Le discussioni nel partito sono state ingigantite sui giornali. Il discorso pronunciato da Fitto nel Comitato di presidenza è stato franco e sincero. Ed è stato applaudito all’unanimità. Siamo compatti e coesi, pronti alla battaglia elettorale».
Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia, è appena uscita da Palazzo Grazioli, dove si è svolto il Comitato di presidenza sulle candidature per Strasburgo. Il clima che descrive è di assoluta armonia, lontano anni luce da quanto apparso dall’esterno negli ultimi giorni.
Quindi per Berlusconi il partito non è più una «bad company» da rottamare?
«Il Presidente non è mai stato un rottamatore. Non siamo mica diventati il Pd, semmai è Renzi che scimmiotta il nostro leader. Berlusconi è uno che unisce, e anche stavolta ha saputo creare un mix tra tra la competenza e la novità».
Neanche un brontolio dagli esclusi dal «primo cerchio» del Comitato di presidenza?
«Glielo ripeto, si è respirato un clima di grande coesione. Oltre alle candidature si è discusso del programma da presentare per la corsa a Strasburgo. Lo slogan, coniato dal presidente, sarà “più Italia in Europa, meno Europa in Italia”. Siamo stufi di dover fare i compiti a casa. Occorre cambiare le politiche economiche continentali, l’Ue a trazione tedesca non ci piace».
Ma non crede che l’aver aperto alle candidature dei big trasformi le elezioni Europee in primarie per la leadership in Forza Italia?
«Non ho questa preoccupazione. Mi fido della buona fede di tutti e credo a quello che ha detto Fitto: chi si candida non lo fa per mire personali, ma solo per dare un contributo al partito».
È definitivamente tramontata l’ipotesi della candidatura di un figlio di Berlusconi?
«L’ha già smentito il padre, non ho altro da aggiungere».
C’è il rischio di diventare il terzo partito dopo Pd e M5S?
«Non sottovalutiamo le difficoltà legate all’incandibilità del nostro Presidente. Ma al tempo stesso siamo consapevoli dei nostri punti di forza. Gli unici risultati ottenuti da Renzi, finora, sono quelli arrivati grazie al contributo di Forza Italia, con l’approvazione delle riforme per le quali il nostro voto è necessario. Stiamo portando avanti un tipo di opposizione assolutamente inedito in Italia, sostenendo i provvedimenti che condividiamo, come il decreto sul lavoro, e contrastando quelli che troviamo sbagliati, come il ddl Delrio sulle Province che, invece di abolire quegli enti, li raddoppia affiancando loro anche le città metropolitane. I moderati apprezzeranno questo profilo responsabile. Senza dimenticare un altro aspetto».
Quale?
«Ora sono tutti euroscettici, persino il Pd. Ma il primo a mettere in discussione l’austerity della Ue è stato proprio Berlusconi. Abbiamo dettato la linea».
Non temete che, aiutando Renzi sulle riforme, fornirete al Premier un inaspettato assist elettorale?
«L’aiuto è all’Italia, non a Renzi. Per noi prima viene il Paese, che aspetta queste riforme da troppi anni. Non si può perdere altro tempo».
Eppure negli ultimi giorni alla Camera i vostri numeri sono stati «ballerini»…
«Talvolta capita che se si vota a raffica possono esserci delle assenze. Ma il nostro voto è stato sempre determinante. Non ci si può accusare di tentennamenti. È dal 2006, ad esempio, che invochiamo la riduzione del numero dei parlamentari».
Lei dipinge un quadro roseo per Forza Italia. Ma c’è sempre il 10 aprile…
«Certo, siamo consapevoli che la fase è delicata. Quanto sta succedendo al nostro Presidente è totalmente inspiegabile dal punto di vista giuridico. Mi auguro, perlomeno, che in questo caso la magistratura mostri un po’ di buon senso».
Cosa intende per «buon senso»?
«La misura con la quale Berlusconi deve scontare la sua pena dovrà tenere conto della rappresentanza politica di milioni di elettori. L’incandidabilità di Berlusconi non è un problema di Forza Italia, è un vulnus per la democrazia. Detto questo, siamo pronti a guardare avanti. Forza Italia non è, come qualcuno vorrebbe far credere un partito in dissoluzione».
Ma non sarà anche il caso di cominciare a interrogarsi su come costruire una nuova leadership?
«Le leadership non le costruisce nessuno, sono gli elettori a determinarle. Oggi un leader ce l’abbiamo e si chiama Silvio Berlusconi. Se proprio dobbiamo preoccuparci di qualcosa, è meglio pensare a come recuperare quella larga fetta di italiani che ingrossano le file dell’astensione. Sarà una campagna elettorale da battaglia».