MIlano, 8 mag. 2014: Il rapporto presentato da Assolombarda calcolato sulla base di 86 comuni dell’area di Milano, Lodi, Monza e Brianza valuta la variazione della fiscalità locale per le aziende tra il 2012 e il 2013. Secondo il rapporto, presentato ieri mattina dal vicepresidente Carlo Bonomi e dal direttore generale Angelo Verna, 2013 vede una crescita complessiva del 13% del peso delle imposte per le aziende nell’ultimo anno. Le imposte prese in considerazione da Assolombarda sono Imu, Tarsu, Tares, addizionale Irpef e gli oneri di urbanizzazione, e complessivamente tra tutti i comuni analizzati quelli con una pressione fiscale più elevata sono risultati essere quelli più grandi e più vicini al capoluogo: Milano in primis, ma anche Cologno Monzese, Rozzano, Baranzate e Pieve Emanuele. Più in dettaglio, in tutti i comuni la ricerca ha rilevato un aumento dell’Imu per uffici e capannoni, molto più forte però per i primi (in media +30%) che per i secondi (in media +15%). Tarsu e Tares crescono in media per gli uffici (+13%) e calano leggermente per i capannoni (-3%), mentre gli oneri di urbanizzazione risultano sostanzialmente stabili rispetto al 2012 per entrambe le categorie considerate. Negli 86 comuni della ricerca di Assolombarda risiede l’81% della popolazione locale e sono collocate l’87% delle imprese operanti sul territorio, e l’ 87% di quelle iscritte all’associazione di categoria.
Mariastella Gelmini, Vice capogruppo vicario FI alla Camera e coordinatore Forza ItaliaGelmini Lombardia, commenta questi dati:“Il Rapporto Assolombarda di oggi fotografa lo schiaffo fiscale del Comune di Milano alle imprese. A guidare la deprimente classifica dei rincari fiscali è proprio il capoluogo governato da Pisapia. Non parliamo di tasse pregresse, ma proprio di quelle imposte dall’Amministrazione arancione: il confronto tra Imu, Tares / Tarsu, addizionale Irpef (che prima non esisteva) e oneri di urbanizzazione è impietoso. Solo per gli uffici un’impresa paga in media 9.000 euro l’anno. Parliamo di imprenditori che creano posti di lavoro, che hanno costruito la Milano capitale economica, che tentano di affrontare la crisi: gente coraggiosa che la sinistra di Pisapia guarda dall’alto in basso e carica di tasse. Nel frattempo il buco di bilancio non accenna a diminuire, e a maggio non abbiamo ancora un bilancio di previsione. La conseguenza vien da sè: con questi chiari di luna le imprese chiudono e scappano altrove, per non parlare degli investitori. Lo sforzo propagandistico della sinistra è notevole, la fabbrica delle illusioni di Palazzo Marino non si ferma mai e dipinge Milano come una “smart city” in piena ripresa. Poi arrivano i dati veri: e la doccia è gelata. Chi ama Milano vuole sottrarla a questo medioevo ideologico, e riportarla tra le città più attrattive del mondo. E’ quello che ci prepariamo a fare: archiviare il fallimento, e liberare le energie di Milano oggi imprigionate dalla sinistra più vecchia del mondo“ (OmniMilano)