Anoressia, la storia di Lorenzo e di tanti altri ragazzi. Non lasciamoli soli

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La storia di Lorenzo, portato via dall’anoressia il 3 febbraio scorso a soli 20 anni, mi lascia sconcertata.

Sul Corriere della Sera, i genitori hanno raccontato un calvario durato ben sei anni: i primi segni della malattia, all’inizio delle superiori, le prime cure, la vicinanza degli insegnanti che non hanno esitato un attimo a stargli accanto anche durante la degenza, e poi la ricaduta inspiegabile e silenziosa, fino a che la vita di Lorenzo non si è spenta, come la luce di una candela.

È davvero difficile replicare, di fronte a una vicenda che lascia tutti attoniti, che colpisce ognuno di noi come un pugno.  Ma la politica ha la responsabilità di prevenire e risolvere i problemi. Limitarsi a commemorare le tragedie non risolve i problemi dei nostri ragazzi, delle loro famiglie e del nostro Paese; non è quello che i cittadini vogliono dalle Istituzioni e sono sicura che non è neppure quello che vogliono i genitori di Lorenzo. Allora, dopo il momento del silenzio e del dolore, doverosi, occorre il momento dell’azione e delle risposte.

Secondo le statistiche è un uomo ogni quattro donne a soffrire di disturbi dell’alimentazione sui tre milioni complessivi di casi in Italia. La cura nel nostro Paese deve fare ancora molta strada: la patologia è subdola, difficile da individuare, e occorrono campagne di formazione e sensibilizzazione; non è stata ancora superata una certa tendenza a liquidare con superficialità il problema, o a trattarlo senza quell’approccio multidisciplinare e approfondito che è invece necessario; i centri specialistici pubblici e privati sul territorio sono pochi, e costringono famiglie e pazienti a vere e proprie odissee, che non tutti possono permettersi. È necessario impegnarsi su ciascuno di tali versanti; e secondo me, bisogna farlo a partire dalle scuole, sia perché il fenomeno è sempre più in espansione fra gli adolescenti, sia perché la scuola è confronto, rispetto per se stessi e per gli altri: l’anticorpo più forte che possiamo offrire ai nostri ragazzi, contro ogni patologia, del corpo e dello spirito.

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