Autonomia, così la Lombardia può continuare la sua corsa

Mariastella Gelmini

Con il Referendum per l’autonomia del prossimo 22 ottobre, le regioni, a partire dalla Lombardia, chiedono risorse e autonomia per rilanciare crescita e sviluppo dei territori. Se l’unità nazionale, in un quadro europeo tutto da rinegoziare, è il dato di partenza, la Lombardia non può continuare ad essere appesantita dalla burocrazia e dall’insipienza del governo nazionale. Per proseguire la sua marcia e garantire all’intero Paese progresso e sviluppo, la nostra Regione deve poter contare sulle energie che produce. Il modello è quello federale, già praticato da Paesi come la Svizzera, gli Stati Uniti, il Canada. Un voto limpido all’autonomia lombarda può aiutare l’Italia ad imboccare la strada giusta, con una democrazia dei territori matura e un colpo alle burocrazie statali.
Non è un caso che questa scelta referendaria abbia gettato scompiglio a sinistra. Da Roma il Pd lancia scomuniche, ma sindaci e amministratori locali lombardi fanno la coda per costituire comitati a favore, sapendo che la scelta del centrodestra è una risposta onesta e chiara ai bisogni dei cittadini. E allora non resta che invitare a votare sì, per cambiare passo e costringere il governo Gentiloni a prendere atto della scelta dei lombardi. L’auspicio è che anche altre regioni d’Italia possano avviare le procedure per chiedere un referendum consultivo sul modello della Lombardia. Insomma, un federalismo differenziato come opportunità di rilancio che valorizzi competenze, esperienze e prospettive di sviluppo dei diversi territori.

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