Di Alessandro Merli con analisi di Donato Masciandaro e Riccardo Sorrentino – Da Il Sole 24 Ore
Milano, 8 ago. 2014: Per crescere l’Italia ha bisogno di investimenti privati e questi dipendono dalla riforme strutturali e da tasse più basse. Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha sollecitato ieri l’Italia, in un raro commento sulla situazione del nostro Paese, ad agire sul fronte delle riforme, ricordando che nell’area dell’euro i Paesi che le hanno fatte sono quelli che crescono di più, mentre quelli che non le hanno fatte non crescono. Ma ha anche respinto l’idea che si debba allentare il Patto di stabilità e quindi la disciplina dei conti pubblici.
La contrazione dell’economia italiana per due trimestri consecutivi dipende in modo significativo, ha detto Draghi, dal basso livello di investimenti privati, un fenomeno non unico nell’area euro. E che dipende dalla domanda che le imprese si attendono per i loro prodotti, ma soprattutto dall’incertezza generata dalla mancanza di riforme. «Ci sono storie – ha affermato il banchiere centrale italiano, normalmente riluttante a pronunciarsi sul suo Paese, dove trascorrerà le vacanze, ha scherzato, “ma non per sostenere la ripresa” – di investitori che vorrebbero costruire fabbriche e creare posti di lavoro, ma che devono attendere mesi per un’autorizzazione. Ci sono storie di giovani che vorrebbero avviare un’attività e ci vogliono otto, nove mesi prima che possano farlo». Oltre alla maggior efficienza della burocrazia, Draghi ha citato – «ripeto sempre le stesse cose» – la necessità di riforme del mercato del lavoro, dei prodotti, della concorrenza e della giustizia. Sono riforme che, secondo Draghi, possono avere effetti anche nel breve periodo, contrariamente a quel che si dice, e alcuni Paesi europei lo dimostrano.
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I Paesi invece che non le hanno fatte, Italia compresa, e la cui debolezza è visibile «trimestre dopo trimestre», hanno bisogno anche di un risanamento dei conti che sia favorevole alla crescita. «Voglio dire meno tasse», ha precisato. Sono Paesi con la più alta tassazione in una parte del mondo in cui la tassazione è già la più alta del mondo: «Quindi meno tasse, meno spesa corrente, e possibilmente più investimenti pubblici». Ma né la tassazione più bassa, né la liquidità che la Bce si prepara a fornire alle banche perché facciano prestiti all’economia reale, attraverso le operazioni denominate Tltro, in avvio a settembre, saranno efficaci senza le riforme strutturali, sulle quali, ha detto ripetendo una proposta già avanzata, andrebbe condivisa la governance a livello europeo.
Draghi ha precisato tuttavia che i Paesi dell’eurozona «devono procedere in linea con il Patto di stabilità e non fare marcia indietro sui progressi compiuti sul risanamento fiscale». Solo mettendo in atto il quadro di regole di bilancio e di sorveglianza esistenti si potranno «ridurre gli alti livelli di debito pubblico, aumentare il potenziale di crescita e aumentare la resistenza dell’eurozona agli shock».
Come previsto, il consiglio della Bce non ha annunciato alcuna nuova misura e ha lasciato i tassi d’interesse invariati. I provvedimenti annunciati a giugno, ha osservato Draghi, mettono la Bce su un percorso divergente dalle altre banche centrali, il che significa «migliori fondamentali per un cambio più debole». Lo scenario economico, nella visione dell’Eurotower, non è cambiato nonostante il rallentamento della crescita e l’ulteriore calo dell’inflazione, interamente da attribuirsi, ha sottolineasto però Draghi, alla discesa dei prezzi dell’energia e degli alimentari. Il presidente della Bce ha riconosciuto che il quadro è reso più difficile da decifrare dall’aggravarsi dei rischi geopolitici, in particolare la crisi russo-ucraina, della quale, a sua parere, è ancora troppo presto per valutare le conseguenze, ma che si farà sentire già nei prossimi due trimestri, fra «sanzioni e controsanzioni» e con le possibili ripercussioni soprattutto sull’energia.
Se la Bce per ora non si muove, in attesa di vedere il pieno impatto delle misure già annunciate, Draghi ha però tenuto a ribadire che il consiglio è unanime nell’uso di interventi non convenzionali, se la situazione dovesse peggiorare. Cioè acquisti di titoli cartolarizzati (Abs), per i quali la Bce ha intensificato la preparazione e si appresta ad assumere un consulente esterno, ma che dipendono da cambiamenti alle regole internazionali. E anche acquisti di titoli pubblici, attraverso il Quantitative easing (Qe): un’opzione tuttavia che continua ad apparire non imminente.