Forza Italia contro i pericoli del mondo virtuale

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Possono scegliere fra più modalità operative. Una di queste è “Salva il mondo”: il problema è che salvando il mondo rischiano di compromettere la propria infanzia. La scoperta della polizia postale di Cagliari infatti è agghiacciante: un ventottenne di quella città ha utilizzato la chat di uno dei videogiochi di maggior successo del momento, per adescare ragazzini e ottenere materiale pedopornografico che gli è stato poi sequestrato. Non si tratta di criminalizzare un gioco ma occorre comunque mettere in guardia famiglie e ragazzi. Fortnite è un successo planetario: attraverso svariate piattaforme i giocatori possono collegarsi fra loro e fare squadra. Grazie ai collegamenti wifi i nostri ragazzi si parlano in chat e ingaggiano combattimenti virtuali insieme: indossano cuffie e microfono (le cui vendite in questo ultimo anno sono esplose insieme a quelle del gioco che pare abbia incassato svariate centinaia di migliaia di euro) ed entrano in un mondo virtuale. Niente di male fino a quando questo accade fra compagni di gioco coetanei e conosciuti ma è evidente il rischio che si corre se nelle innocenti evasioni dei nostri figli si insinuano degli estranei. Perché quel mondo virtuale – inarrivabile per   gli adulti – può nascondere insidie reali come quelle ‘svelate’ dal caso di Cagliari. Tenere alta la guardia è fondamentale ed in primo luogo tocca a noi genitori controllare con chi parlano o chattano i nostri figli (perché anche se giocano di fronte ad uno schermo stanno parlando con persone reali) e raccomandare loro di non fornire mai i propri dati personali e recapiti e di non giocare con sconosciuti, anche se sembrano innocui coetanei. Né il legislatore né l’ottima polizia postale possono arrivare a tutto: anche se da tempo siamo impegnati, come Forza Italia, a migliorare le azioni di contrasto dei fenomeni degenerativi dell’uso della rete e degli smartphone con numerose proposte di legge, (alcune delle quali stanno iniziando il loro iter parlamentare) famiglia, scuola e istituzioni formative possono fare la loro parte per impedire casi come quello di Cagliari.

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