Forza Italia prova a ripartire da territorio e amministratori

Mariastella Gelmini, l'ex sindaco di Brescia Adriano Paroli e Claudia Carzeri
Mariastella Gelmini, l’ex sindaco di Brescia Adriano Paroli e Claudia Carzeri

Da BresciaOggi.it

Gelmini: «Il renzismo ha il fiato corto, la sua stagione sarà breve. Tra i moderati solo noi possiamo  essere il baricentro delle alleanze».

Brescia, 18 nov. 2014: «Siamo pronti a un cambio di passo? Siamo pronti a riconoscere che di vittorie facili non ce ne saranno più per nessuno? Siamo pronti a essere generosi verso il partito mettendo da parte i personalismi?». Il coordinatore provinciale di Forza Italia Alessandro Mattinzoli interpella la platea di amministratori e militanti che ieri sera hanno riempito l’auditorium degli Artigianelli.
A tema dell’assemblea c’è la nuova organizzazione che il partito intende darsi per strutturarsi sul territorio. «In questi anni ci si è dimenticati di chi è e lavora sul territorio ma da lì dobbiamo ripartire», dice la responsabile organizzativa Claudia Carzeri. Il primo atto sarà la costituzione di tredici consigli di distretto in cui verrà suddivisa la provincia. L’intento è creare un canale di comunicazione continuo fra il territorio e il centro «per tornare ad avere come interlocutori i nostri amministratori», spiega Paolo Fontana. In queste settimane è partito anche il tesseramento. «Il popolo di Forza Italia – rimarca il sindaco di Gottolengo Giacomo Massa – ha ben chiaro cosa vuole, quali sono i valori. Il problema è che in questi anni chi ci ha rappresentato non ha avuto altrettanta chiarezza. C’è da lavorare sulla selezione della classe dirigente».
Mattinzoli è convinto che il partito abbia «il potenziale per intraprendere la strada del rilancio». Vede nelle recenti elezioni provinciali un test significativo con tre candidati su tre di Forza Italia eletti nelle primissime posizioni nel listone col Pd. «Un’alleanza innaturale ma necessaria – sottolinea il coordinatore – ma il risultato che abbiamo ottenuto ci dà la forza per trattare alla pari con i democratici».
«Il partito sta vivendo difficoltà – dice l’ex sindaco di Brescia Adriano Paroli – ma c’è sul territorio. Abbiamo il problema di recuperare un elettorato confuso che oggi è in prestito ad altre forze politiche. Dobbiamo riportare a casa chi ha scelto la Lega che si è appropriata di valori che sono nostri, oppure Renzi che oggi promette cose, come sull’articolo 18, che dovevamo fare noi e che quelli che sono con lui ci hanno impedito di fare».
Per la coordinatrice cittadina Maria Chiara Fornasari «un bagno di umiltà non fa male a nessuno. La reazione che dovremmo avere è quella del coraggio perché questa è l’ultima chiamata. Ciò significa anche che chi in passato ha dato tanto a Forza Italia dovrebbe fare un passo di lato favorendo per esempio il ricambio con facce nuove nel coordinamento del partito o nella stesura delle liste». Non condivide il nuovo assetto organizzativo Giorgio Maione che chiede di celebrare prima i congressi e far uscire da lì la struttura territoriale del partito.
Mariastella Gelmini chiude la lunga serie di interventi soddisfatta della «grande passione» che vede nel partito. Registra una forte convinzione nell’affrontare una traversata nel deserto. La stagione del renzismo, dice, «sarà più breve di quanto si  immagini».
È indiscutibile la discontinuità del premier rispetto alla storia della sinistra ma «c’è una distanza che non riesce a colmare: a parole – sottolinea Gelmini – si può pensare che ha una posizione riformista, ma quando si vedono i provvedimenti, il cinismo e la doppiezza vengono fuori». È quello che sta succedendo col jobs act. «Non si può pensare di continuare a raccontare bugie», dice l’ex ministro. I sondaggi danno Forza Italia ferma al 16 per cento ma per Gelmini il partito c’è: «Dobbiamo ripartire dal radicamento territoriale. Qui c’è un programma liberale e questa fa la differenza con gli altri partiti della coalizione. La Lega non può essere il baricentro della coalizione. Solo Forza Italia ha la moderazione per esserlo». L’ex ministro si dice d’accordo sull’apertura al contributo della società civile, ma – sottolinea . « serve un professionismo buono della politica. Il futuro di Forza Italia non può che essere costituito che dagli amministratori. È quello che nel ’94 ci è mancato».

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