Da La Repubblica
Roma, 21 lug. 2014: Come cambia lo scenario dopo la sentenza, Mariastella Gelmini?
«Non cambia la nostra linea politica, questo è chiaro. Certo, la sentenza rappresenta la fine di un incubo e il ristabilimento tardivo della verità. Ma è anche vero è che adesso si pone un problema: chi risarcirà Berlusconi e gli italiani. Il caso Ruby è stato strumentalzzato e ha avuto conseguenze non indifferenti sulla vita politica del Paese, per questo chiediamo una commissione di inchiesta per fare luce sui fatti del 2011. Detto questo la linea di Forza Italia è stata definita prima della sentenza».
Questo vuoi dire, per andare nel concreto, che la riforma del Senato e l’Italicum passeranno senza grandi ostacoli?
«Assolutamente sì. Berlusconi si è schierato convintamente a sostegno della riforma. Non retrocediamo di un millimetro. E non cambia la nostra disponibilità a fare le riforme necessarie per rendere più solida la democrazia parlamentare».
C’è chi parla anche di un possibile avvicinamento all’area di governo, adesso.
«Non cambia la linea ma anche la nostra opposizione alla politica economica improvvisata e inadeguata di questo governo. A Renzi riconosciamo coraggio in Europa, ma i risultati finora sono modesti. Il premier non ha la forza per affrontare riforme strutturali come il lavoro. Noi siamo assolutamente alternativi alla sinistra e lo resteremo».
Si è davvero riaperto il dialogo col Ncd? Ci saranno primarie?
«Sicuramente Berlusconi non ha mai smesso di lavorare per unire il centrodestra. E ancor più oggi diventa di estrema attualità l’avvio di un percorso per la costruzione di una coalizione nuova. Con Ncd, la Lega, Fratelli d’Italia. Ma non credo al potere taumaturgico delle primarie, il centrodestra si concentri piuttosto sui contenuti».
Che succederà domani al Senato coi dissidenti di Fi?
«C’è un dibattito interno, non parlerei di dissidenti. Minzolini, Bonfrisco hanno sempre agito comunque in nome dell’unità del partito. Berlusconinon arretrerà di un passo sul patto del Nazareno, ha fatto sintesi chiedendo a ciascuno un piccolo sacrificio. Sono convinta che alla fine prevarranno le ragioni dell’unità anche tra quei colleghi: la loro lealtà è fuori discussione. Detto questo, la disciplina di gruppo è la regola delle battaglie vincenti».