Gelmini: «Liguria modello della rinascita»

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Sui ballottaggi bresciani idee chiare e un ringraziamento: «Premiata la scelta di Mattinzoli che ha puntato su regole e unità».

Di Giuseppe Spatola – Da BresciaOggi

Da una parte la Lega Nord che conquista percentuali e elettori, dall’altra Forza Italia che arretra ma non collassa. In mezzo il centrodestra da rifondare che, per ora, non potrà che morire (o rinascere) salviniano. Se c’è un dato certo lasciato in eredità dalle ultime amministrative è che il vecchio modulo del centrodestra è vincente se le vare componenti restano unite e compatte. Con le diaspore interne (sia in Forza Italia sia nella Lega) la coalizione arranca ma non molla riuscendo comunque ad arrivare ai ballottaggi (vedasi in caso limite di Rovato). Così il futuro del centrodestra di Governo è tutto racchiuso in due modelli regionali: dalla Liguria strappata al centrosinistra alla Lombardia. Esempi di come il centrodestra possa continuare a essere vera alternativa di governo a un Pd di Matteo Renzi che al nord ha pagato la pesantezza di una azione di Governo non sempre lineare. In questo senso Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale azzurra e bresciana per cuore e testa, ha voluto rimettere a posto delatori e «gufi».
«Queste elezioni confermano ciò che ho sempre sostenuto: unito, il centro destra vince – sostiene Mariastella Gelmini -. Lo dimostra in modo limpido il risultato strepitoso ottenuto da Giovanni Toti in Liguria. Si centra il bersaglio con un candidato forte, che ci mette la faccia, con l’unità del centrodestra e con un programma basato su obiettivi concreti. Ripartiamo quindi dal modello Liguria. Come ha detto il Presidente Berlusconi c’è il tempo di prepararsi per arrivare uniti e vincenti ai prossimi appuntamenti cruciali. La prima grande sfida per noi sarà Milano: lavoriamo per trovare una sintesi che consenta alla città di superare l’esperienza negativa del sindaco Pisapia».
Dal nazionale al locale il tema è sempre lo stesso: l’unità dei moderati che continuano, però, a disertare le urne. Il vero vincitore, insieme a Salvini, è il partito del «non voto». E questo sarà anche il pericolo dei ballottaggi del 14 giugno.
«Siamo molto soddisfatti per il risultato di Travagliato che premia la scelta del segretario provinciale di Forza Italia Alessandro Mattinzoli di proporre come priorità il rispetto delle regole e di dare fiducia a un candidato coraggioso, privilegiando unità e line- arità – sottolinea Gelmini -. Molto buono anche il risultato di Lonato dove si va al ballottaggio e dove siamo avanti di 15 punti sulla sinistra. Più complicato a Rovato, ma nel complesso non possiamo che essere contenti del lavoro svolto e molto positivi». Uno sguardo a Brescia e l’altro a Milano, sul Pirellone: «Sono d’accordo con Maroni sul centrodestra: tutto deve cambiare – non usa mezzi termini la coordinatrice lombarda di Fi -. Ma la fase nuova la deve aprire la Regione che, glielo ricordo sommessamente, non è e non sarà un monocolore leghista. Gli equilibri certo non cambieranno la prossima settimana».
Per l’ex ministro: «deve cambiare il modo di essere della coalizione e le decisioni vanno condivise. E la Regione deve assolutamente chiarire i propri obiettivi. In questi giorni sono state spese molte parole sul reddito di cittadinanza, sul futuro delle aree Expo, sulla riforma della Sanità, dove la libertà di scelta non è ancora stata chiaramente evidenziata, sui tagli a tasse e burocrazia per l’impresa. Si tratta di temi destinati a cambiare in profondità il volto della Lombardia che hanno bisogno di scelte chiare, utili a rilanciare l’economia del territorio». Non solo: «Occorrono collegialità e senso di responsabilità, sapendo bene che le elezioni non cambieranno gli equilibri. A proposito di Berlusconi, vorrei ricordare a Maroni che è solo grazie a lui se la Lega, in passato, si è qualificata come forza di governo».

 

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