Di Giovanni Palombo – Da Il Secolo XIX
Roma, 4 set. 2014: «Un cambio di passo da parte della sinistra». Mariastella Gelmini rimane prudente: prima di promuovere il “patto educativo” del ministro Stefania Giannini e del premier Matteo Renzi, vuol vedere il testo. Ma in ogni caso nota che “qualcosa sta cambiando” anche nel Pd, sul tema dell’istruzione. «Prima – dice l’esponente azzurra – se si parlava di merito nella scuola la sinistra alzava le barricate. Ora mi fa piacere che finalmente si introduca il concetto della valorizzazione degli insegnanti. Finalmente».
Lei è stata ministro dell’Istruzione nel governo Berlusconi IV dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. In quell’esecutivo c’era Tremonti ministro dell’Economia e fu epoca di tagli. Del suo lavoro cosa c’è nella riforma?
«Mi fa piacere che il ministro Giannini abbia recuperato il mio progetto “Valorizziamo”. L‘ho introdotto per esaltare la qualità e la professionalità del corpo docente. Gli scatti non devono essere solo legati all’anzianità. Fino ad ora i sindacati hanno voluto gli avanzamenti legati solo al passare del tempo e non al merito. Sono contenta Che la sinistra finalmente veda il merito, la valutazione e la competenza non più come pericoli. Dal punto di vista storico questa è una grande novità da rilevare».
Lei quindi apprezza il testo del governo?
«E’ ancora presto per dirlo, anche perché è finito il tempo delle parole. Vogliamo vedere i fatti. Al momento sono solo annunci. Non basta una conferenza stampa per cambiare la scuola italiana».
Che cosa non la convince?
«Innanzitutto le risorse. Aspettiamo di capire dove vengono prese le coperture per l’assunzione dei precari. Non vorremmo, però, che si
illudessero gli insegnanti. Non vorremmo che dopo le promesse si passasse alla delusione. Forza Italia chiede formalmente di conoscere
dove il governo intenda prendere i fondi per realizzare quanto promesso».
Dunque è un sì con riserva.
«Si deve valutare la riforma a fronte del nostro fabbisogno. Condivido per esempio il passaggio dall’organico di fatto all’organico funzionale, ma il punto resta sempre lo stesso».
Ovvero?
«Per assumere 150mila persone servono i soldi e per il momento l’esecutivo non ha fornito alcun chiarimento. Non bisogna guardare alla scuola solo come un posto per fare le assunzioni… E poi c’è un’altra cosa che non quadra».
Cosa?
«Da una parte il ministro Giannini e il premier Renzi aprono alle assunziuni, dall’altra il ministro Madia gela gli statali dicendo che gli stipendi restano bloccati perché mancano le risorse. C’é un cortocircuito evidente».
Forza Italia come si comporterà in Parlamento? Finora ci sono stati contatti con il governo?
«No, non abbiamo sentito nessuno ma il nostro partito sta portando avanti una linea chiara; siamo una opposizione seria. Valuteremo il testo e poi decideremo. In questi anni comunque abbiamo fatto una battaglia culturale proprio sul merito.
Constatiamo che ora la sinistra ha cambiato approccio».
Che cosa le piace inoltre di questa riforma?
«La valorizzazione dei dirigenti scolastici. Fanno la differenza. Ma si può fare molto, è un lavoro ancora aperto, aspettiamo di capire nei
prossimi giorni cosa succederà».
Prevede problemi per quanto riguarda il percorso del ‘patto educativo’ in Parlamento?
«Il Pd ha sensibilità diverse, ma la decisione del governo di coinvolgere i cittadini per un confronto aperto è positiva. Se la consultazione dovesse favorire un cambiamento culturale nel Paese sarebbe da apprezzare. Ma ripeto noi siamo preoccupati per un motivo ben preciso: quali sono le coperture?».