Jobs act: Gelmini, molto rumore per nulla

Roma, 26 ov. 2014: “Il provvedimento approvato ieri è l’ennesimo gioco di prestigio di questo governo. L’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, con tutte le sue rigidità, non è stato affatto superato: è uscito dalla porta con la previsione dell’indennizzo per i soli licenziamenti economici, ed è rientrato dalla finestra, attraverso la previsione della reintegra  per alcune fattispecie di licenziamento disciplinare. Per di più la regolazione di questo compromesso è stata rimessa ai decreti legislativi che al momento nessuno conosce. Anche sul superamento della classificazione tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B Renzi non è riuscito a mantenere le promesse perché  il
contratto a tutele crescenti sarà valido solo per i neoassunti e perché non ci sono le risorse sufficienti per gli ammortizzatori sociali per tutti”.

“Le nuove modifiche al Jobs Act non superano l’impasse che nelle cause di licenziamento  viene generato dalla giustizia, causando situazioni di incertezza. Le aziende hanno bisogno di certezze per orientare le politiche di reclutamento del personale. Il provvedimento anche con le
modifiche apportate nel corso dell’iter parlamentare per accontentare la minoranza del partito democratico, non perde le caratteristiche di genericità e, quindi, restano i profili di illegittimità costituzionale. In diversi punti non è affatto chiara l’effettiva portata della delega. Anche sui tempi di approvazione dei decreti delegati il governo mente deliberatamente. Vigileremo sulla promessa che i decreti delegati possano entrare in vigore nel gennaio 2015. Tanto più che, avendo demandato la discussione dei dettagli più importanti proprio in sede di decreti attuativi, non sarà facile mettere d’accordo non solo le diverse anime del Pd, ma anche le altre componenti parlamentari della maggioranza di Governo” (ANSA).

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