La «lealista» Gelmini detta le nuove regole

Di Giuseppe Spatola – Da Bresciaoggi.it

Brescia, 23 nov. 2013: L’ultimo faccia a faccia con il Cavaliere lo ha avuto mercoledì pomeriggio a Roma, quando nella sede di Forza Italia per la riunione con Silvio Berlusconi si sono presenti anche Deborah Bergamini, Renato Brunetta, Raffaele Fitto, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Paolo Romani, Altero Matteoli, Mara Carfagna e appunto Mariastella Gelmini accompagnata da Renata Polverini, Laura Ravetto e Stefania Prestigiacomo.

Un incontro operativo dei vertici a cui ha partecipato anche il vice governatore della Lombardia, fedelissimo di berlusconi, Mario Mantovani.
Ma l’ex ministro bresciano, lealista della prima ora, ancora ieri ha messo avanti le mani attaccando chi pensa che Forza Italia sia solo «il partito della rabbia». «Accusare Forza Italia di essere il partito della rabbia è un’offesa grave e gratuita al presidente Berlusconi ancor più incomprensibile atteso che Alfano ha lavorato gomito a gomito con Berlusconi per anni essendone ampiamente ricompensato e pertanto ben sa come la rabbia sia un sentimento che non appartiene al presidente – ha sottolineato la Gelmini -. Per quanto Alfano ci abbia abituato a grandi giravolte e forti contraddizioni fra le parole e i comportamenti è davvero non credibile da un lato sostenere di avere amicizia e stima per Berlusconi e dall’altro denigrare la sua creatura nel tentativo mal riuscito di sottrarre consensi alimentando l’accusa di estremismo e la paura».
Ma alla fine, cosa non ha funzionato nel Pdl che, dalla sua nascita, ha assistito anche alla diaspora dei finiani? A quanto servirà ritrovare lo spirito del ’94?
«Non basta ripensare a quello che è stato. Su quello che è accaduto, compresa la scissione di Alfano, i cittadini e i nostri elettori hanno capito e compreso fino in fondo quello che è realmente successo. E ora non voglio ripercorrere un qualcosa che è stato sotto gli occhi di tutti. Detto questo, penso che l’Italia per uscire dalla crisi debba applicare la ricetta liberale e avere in Forza Italia il punto di riferimento dei moderati. C’è bisogno di un partito ancorato saldamente nella metacampo del centrodestra e che riesca a fare delle proposte programmatiche forti e coraggiose di taglio alla spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale».
L’obiettivo, quindi, non può che prescindere dal ridare forza e voce ai territori?
«Si è molto parlato del reclutamento di volti nuovi che il Presidente Berlusconi sta facendo nelle ultime settimane. Mi sento di poter assicurare la classe dirigente del partito e dire che i volti nuovi sono anche all’interno di Forza Italia, scelti tra i migliosi sindaci o consiglieri. Insomma, si guarda tra gli amministratori che si sono distinti nelle proprie comunità per autorevolezza e capacità di buon governo. Di volti nuovi c’è bisogno, proprio perchè occorre nuova linfa, nuovo impegno e passione. C’è bisogno di una nuova discesa in campo della sicietà civile, ma anche di merito, competenza, responsabilità e impegno. Come principi che devono ispirare il nuovo partito e la selezione della classe dirigente. berlusconi si vuole affidare a questi contenuti, a questa modalità di reclutamento. E queindi si aspetta che molta gente che proviene dalla trincea del lavoro, professionisti e giovani possano sposare e condividere il progetto di Forza Italia. Allo stesso tempo vuole dare spazio a chi internamente al partito ci sono e vogliono essere valorizzati».
Come hanno reagito i bresciani vicini al pdl al travagliato mese che ha accompagnato la nascita della nuova Forza Italia?
«Mi pare che la scelta sia stata molto netta: Brescia ha deciso di stare con Silvio Berlusconi. Non solo per una questione di lealtà, perchè trovo sbagliato che chi tanto ha avuto lo abbandoni a pochi giorni dalla possibile decadenza. Certamente mi sarei aspettata che la comunità umana del Pdl potesse reggere questa prova durissima. In realtà c’è stata una scissione che mi auguro possa essere ricomposta in una coalizione di centrodestra, ma questa prova non l’abbiamo superata. E’ stato comunque un errore. Ma si deve andare avanti a costruire nell’interesse del Paese e degli elettori che hanno fiducia in tutti noi. Gli stessi che si aspettano che le larghe intese vengano presto archiviate per un nuovo governo di centrodestra. Per fare questo dobbiamo dedicarci alla costruzione del nuovo partito con una visione chiara in materia di economia, per l’orizzonte europeo e per le tematiche dell’occupazione e crescita. Noi dobbiamo declinare l’identità attingendo alla miglior classe dirigente del nostro territorio e partito. E il mix del presidente Berlusconi prevede anche tanta presenza di impegno civico. Tutto all’insegna della passione».
Un lavoro che a Brescia è già iniziato visto che nasce da qui la proposta delle primarie territoriali...
«Dobbiamo procedere con un aumento del tasso di democrazia all’interno del partito. Ed è chiaro che se il leader non potrà essere Berlusconi è chiaro che dovrà essere scelto con le primarie».
Intanto gli altri partiti non se la passano meglio…
«Dobbiamo solo dare un contenitore valido alla propensione italiana che guarda sempre di più al centrodestra. Per questo guardiamo agli alleati, ma dobbiamo costruire Forza Italia basandosi ai valori indicati da Berlusconi. Io sono convinta che l’accanimento e la decadenza saranno nuova linfa per tutta la compagine. Questo indipendentemente dagli altri partiti. Gli italiani hanno ben chiaro quello che è accaduto».
Il primo banco di prova saranno sicuramente le elezioni europee, dove un candidato bresciano (si fa il nome di Adriano Paroli) potrebbe mirare al seggio di Bruxelles. Un argomento che doveva essere tra i primi affrontati dall’ufficio di dirigenza convocato per ieri sera e rimandato per le defezioni determinate dall’influenza.

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