L'Italia è piena di aziende eccellenti, per non vendere si può andare in borsa

Di Sara Bennewitz – Da Repubblica

Cucinelli: Loro Piana pensano che Lvmh possa aprire più strade

Milano – Stesso segmento, l’abbigliamento di lusso e il cachemire. Stesso posizionamento l’altissimo di gamma, ma diversa filosofia rispetto «agli amici di Loro Piana» che sono appena stati acquistati da Lvmh. Per Brunello Cucinelli si può crescere anche senza vendersi allo straniero e la quotazione in Borsa è «un’esperienza straordinaria».

E’ vero che arrivati a una certa soglia di ricavi per crescere o si fanno acquisizioni o bisogna vendersi a un colosso straniero?

«Non sono d’accordo, non credo che ci siano limiti alla crescita, a condizione che venga governata e che si cerchi una continua contemporaneità del brand. A volte gli imprenditori passano più tempo a preoccuparsi del conto economico che dell’immagine e della contemporaneità dei loro marchi».

Allora perché tanti bei marchi italiani finiscono all’estero?

«Io la vedrei da un altro punto di vista, quanti bei nomi di eccellenza in tutti i campi ci sono in Italia? Più di quelli che sono finiti all’estero. ln nessun Paese come questo ce ne sono tanti e sta nei numeri che qualcuno venga comprato da altri».

Questo giro è toccato a Loro Piana, che ne pensa?

«Io non sono d’accordo con chi sostiene che siamo un Paese in vendita, il nostro modo di fare impresa è quello di creare singole eccellenze, ce ne sono una miriade con tanti anni di storia anche se non realizzano miliardi di ricavi, tra cui ad esempio Piacenza Cachemire. E non sono nemmeno d’accordo con chi sostiene che non si fa sistema, io mi sento spesso con tanti imprenditori del settore tra cui Ferragamo, Della Valle, Zegna e scambiare idee e consultarci tra di noi è il nostro modo di fare sistema».

Resta il fatto che Bulgari, Gucci, Fendi e Pucci, tutti marchi e nomi di famiglie di imprenditori, non sono più italiani…

«Non conosco nessun imprenditore italiano che non sia orgoglioso del suo marchio e del fatto che il suo nome sia conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo. E sono convinto che i Loro Piana, di cui sono amico, hanno venduto per il bene dell’azienda e, con un velo di tristezza, han-
no scelto la cosa migliore pensando anche al territorio dove sono nati. Credo invece che bisogna interrogarsi sulle cause di questo fenomeno».

E secondo lei cosa spinge un imprenditore a vendere?

«ll primo motivo di solito coincide con un cambio generazionale. Poi c’è che chi sostiene, come i Loro Piana, che entrare in un  grande gruppo apra più strade. Io non condivido ma questo non significa che sia così perché ci sono mille strade diverse per arrivare. lnfine c’è chi è stanco perché il modo di lavorare dell’ultimo ventennio è disumano sotto il profilo della fatica e ti consuma. Una volta al massimo andavi a Parigi e non avevi cambi di fuso orario, ora giri il mondo e i confini si allargano sempre più.Noi esportiamo in 59 Paesi e spero che entro dieci anni saremo in 75 Paesi e tra vent’anni in 90. Ma per fare questo ci vogliono imanager e i partner giusti ed anche per questo ho scelto di quotare l’azienda in Borsa».

Come sta andando la sua esperienza in Piazza Affari?

«Sono felicissimo e non solo perché il titolo è salito, ma perché il gruppo ha acquisto visibilità internazionale in un anno e mezzo ho avuto dai miei investitori consigli interessantissimi. che nessun consulente potrà mai darti. Ma bisogna avere il coraggio di ascoltarli e lavorare sapendo che se sbagli non è solo sulla tua pelle. Ho gestito un’azienda patronimica per 34 anni e ce ne ho messi 5 prima di decidere per l’lpo, ma è un’esperienza che consiglio a tutti. E devo dire che molti degli imprenditori che conosco, anche alla luce di quello che e successo a noi, ci stanno pensando».

Sottoscrivi la nostra Newsletter

Per restare in contatto con noi

Condividi questo post con i tuoi amici

Connettiti con Mariastella

Seguimi sui Social