Montagna, la cerimonia per la Giornata internazionale a Palazzo del Quirinale

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Si è svolta questa mattina a Palazzo del Quirinale la cerimonia per la Giornata Internazionale della Montagna.

Presenti, oltre al Presidente della Repubblica Mattarella, il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, il Referente per il Manifesto internazionale dei Giovani per la Montagna, Magda Ciullo, il Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Giovanni Cannata, il Sindaco di Fonni, Daniela Falconi, e rappresentanti dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani.

Di seguito una parte del mio discorso.

“È particolarmente significativo che questo evento si tenga in questa che è la casa delle Italiane e degli Italiani e voglio esprimere al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sincera gratitudine per aver voluto riproporre, nella splendida cornice del Quirinale, le celebrazioni per questa ricorrenza”.

“Il 2020 e il 2021 sono stati anni difficili per il nostro Paese per la terribile pandemia da Covid 19, la quale – oltre al drammatico bilancio di vite umane – ha provocato una grave accentuazione delle diseguaglianze ed un insopportabile inasprimento delle fratture territoriali: quella fra Nord e Sud del Pianeta, fra aree sviluppate e depresse e certamente anche quella fra pianura e montagna.

In Italia le montagne rappresentano il 35% della superficie del Paese ed ospitano il 13% della popolazione. L’impetuoso sviluppo che l’Italia ha conosciuto a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, si è concentrato in pianura, provocando negli anni il progressivo spopolamento delle terre alte e, conseguentemente il loro impoverimento. Mentre la popolazione italiana cresceva di 12 milioni di abitanti, le montagne italiane ne perdevano 900mila. Il progressivo abbandono di questi territori ne ha aumentato la fragilità: alla diminuzione dei residenti ha corrisposto una minore cura di boschi e vallate, di fiumi e torrenti, rendendo queste aree più esposte alle conseguenze del cambiamento climatico. Con gravi danni per la tenuta dell’ecosistema e accresciuti rischi per la popolazione.

I sempre più frequenti eventi meteorologici estremi hanno messo a dura prova anche il settore primario, fondamentale asse di sviluppo dell’economia montana.

Lo sanno bene i sindaci di queste realtà che rappresentano l’avamposto delle Istituzioni e dello Stato e che svolgono, con grande dedizione e impegno un lavoro encomiabile, spesso misconosciuto e avaro di soddisfazioni”.

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