La protesta dei coltivatori lombardi: «Perse 350 aziende in 4 anni». Coldiretti: «È necessario che la tracciabilità del prodotto sia obbligatoria per tutti».
Di Paolo Marelli – Da Il Corriere della Sera/Milano
Scendono in piazza le mondine. Stessi abiti e stessi canti popolari dei tempi (era il 1949) del film «Riso amaro», ma nuove rivendicazioni. Quel mestiere è scomparso dagli anni ‘70, ma oggi venti imprenditrici del riso sono tornate a vestire i panni delle mondine per protestare, con circa 200 imprenditori del settore, davanti Palazzo Lombardia, sede della Regione, perché «il riso italiano è in pericolo». «Siamo schiacciati dalle speculazioni sull’import di prodotti dai Paesi asiatici. Così come siamo piegati dai sempre più risicati margini di guadagno». La rabbia dei coltivatori ribolle con la forza dei numeri. «Le importazioni agevolate a dazio zero dalla Cambogia nel 2014 hanno avuto un boom del 360% nel primo trimestre», evidenzia la Coldiretti. Ma si sono anche moltiplicati i pericoli per la salute, con il sistema di allerta rapido europeo (Rasff) che «ha effettuato, nel primo semestre di quest’anno, quasi una notifica a settimana per la presenza di pesticidi non autorizzati e assenza di certificazioni sanitarie».
Altre cifre della Coldiretti sono la fotografia di un settore agricolo sull’orlo del collasso: «Nella nostra regione le aziende sono passate da 2.157 nel 2010 a 1.799 nel 2013». In sostanza, 358 hanno chiuso in tre anni. In media 10 ogni mese. L’agricoltura di casa nostra ha perso anche 20 mila ettari di risaie, pari al 18,6% del totale. A soffrire di più è stato il Lodigiano, dove le superfici si sono praticamente dimezzate, passando da 2.248 a 1.088 ettari. Nel Milanese il calo ha superato il 22,4% (da 14.865 a 11.529); a Mantova c’è stato un crollo del -40,9%, da 1.529 a 904 ettari; mentre a Pavia si sono persi quasi 15 mila ettari, scendendo da 88.539 a 73.870, pari a un calo del 16,6 per cento.
«Le speculazioni sull’import del riso asiatico – spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia e da ieri vice presidente nazionale di Coldiretti – stanno mettendo fuori gioco i nostri produttori. In Lombardia, gli scarsi margini di guadagno hanno già convinto tanti agricoltori ad abbandonare questa coltivazione a favore di altre più redditizie. E intanto migliaia di addetti rischiano di perdere il lavoro».
Quali sono le misure da adottare per evitare che il settore affondi del tutto? «È necessario rivedere le norme e garantire la tracciabilità del prodotto, che ora non è obbligatoria, per la tutela dei consumatori». Provvedimenti urgenti che Coldiretti e una delegazione di imprenditori del riso chiederanno oggi in un incontro con il governatore Roberto Maroni e con l’assessore all’agricoltura, Gianni Fava. Per Prandini la parola d’ordine è salvaguardia del riso made in Lombardia. «Ecco perché occorrono una clausola di tutela e una nuova regolamentazione del commercio interno, una revisione del funzionamento delle Borse Merci e una corretta valutazione da parte del governo sull’operatività dell’Ente Nazionale Risi». Richieste che la Coldiretti ha presentato anche al prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, ieri, presentandogli un dossier per difendere il riso di casa nostra.